…sul divenire

“…sul divenire”, per flauto, clarinetto (cl. basso), violino, violoncello, pianoforte.
concerto del 7 aprile 2018, Sala Piatti, Bergamo, Achrome ensemble

presentazione
Questo pezzo nasce dalla rilettura espansa di una pagina per pianoforte solo scritta nel gennaio 1986 e apparsa sulla rivista PianoTime nell’87. Quella pagina si intitolava “Finestrina sul divenire”. Trentadue anni possono essere tanti, nella scala esistenziale, oppure contrarsi in un’attimo nella dimensione cosmica del Divenire o in quella intima che lega la coscienza alla memoria e all’identità. Non mi è capitato altre volte: altre idee musicali del mio io ventenne sono state travolte e superate dalla maturazione compositiva, ma quell’idea originaria, che nasceva dal fascino quasi ipnotico di un’articolazione iterata che si andava trasformando, ha conservato la sua preziosa energia. L’oscillazione tra una dimensione liquida e continua e il suo opposto, rappreso e asciutto, come in un gioco alterno di messa a fuoco e sfocatura: questa immagine mi ha accompagnato per anni, trovando varie declinazioni nelle mie composizioni (suoni lunghi, tesi, risonanti o glissanti contrapposti a una pulsazione discreta, suoni distinti, granulari, sulla soglia del rumore). Qui ricompare arricchita della tensione che nasce dall’uso di un’armonia non temperata e densa di microtoni, espressa dai fiati e dagli archi, e quella temperata, ma avvolgente e risonante del pianoforte.

The hypnotic fascination that raises up from the iteration of an articulation that gradually changes itself: this is the core idea of this piece that comes from the expansion of a previous solo piano piece of mine titled “Finestrina sul divenire”(Small Window on Becoming). Around it the swinging between two opposite dimensions of sound quality: the first liquid, flowing, continuous, expressed by long, resonant, glissandi or sustained piano sounds; the second dry, granular, clotted, expressed by a pulsation going toward hard staccato. Passages and transformations, that are since ever part of my poetics, find here their interpretation in terms of “becoming” to and from a fuzzy or distinct, blurred or focused vision. The use of a specific scale (i.e. a particular set of recurring intervals) played in tempered degrees, for the piano, and in microtonal shades, for the other instruments, plunges the whole piece in a coherent and very characterized harmony.

© Sergio Lanza 2018

One thought on “…sul divenire

  1. L’essere è e il non essere non è, scrive Parmenide. Ma riferendosi a quale realtà? Eraclito gli risponde che non puoi immergerti due volte nella stessa acqua di un fiume. Aristotele media tra i due: l’essere si dice in molti modi. Essere=esistere, essere un attributo. Io sono, io sono un uomo. E la musica in quanti modi può essere detta? Le avanguardie storiche pensavano, come Parmenide, che ci fosse un solo modo. Ma allora Stockhausen sarebbe musica e Poulenc no? e in mezzo? Io credo che on c’è LA musica, ma LE musiche. Che tuttavia hanno tutte qualcosa in comune: esistere nel tempo, essere il tempo della loro durata. E tu, Sergio, questo tempo, ce lo fai percepire quasi sulla pelle, sentirlo scorrere nelle vene. Quasi una copula amorosa con l’essere inafferrabile, al di là del tempo. E poi dicono che la musica contemporanea è astratta, non è sensuale, non coinvolge. Io qui annego, naufrago: e il naufragare mi è dolce.

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